Economia/Territorio

4° nota congiunturale sull’andamento economico delle cooperative a cura di Confcooperative

La 4° nota congiunturale elaborata da Confcooperative Reggio, sull’andamento economico delle cooperative aderenti, presenta una situazione di stabilità, con deboli segnali di ripresa, ma con aspettative contraddistinte da estrema cautela e da maggiori difficoltà a fare previsioni per il futuro.
L’andamento del fatturato al 30 aprile 2010 mostra, rispetto all’analogo periodo del 2009, una condizione di stabilità dichiarata da più della metà delle cooperative intervistate.
Il 72% delle cooperative del campione non segnala particolari difficoltà finanziarie; le maggiori  criticità emergono sul fronte della liquidità, assorbita dalla gestione ordinaria, ed interessano soprattutto l’area del sociale e del lavoro e servizi dove viene segnalata un’accentuazione del ritardo dei pagamenti (sia da parte della Pubblica amministrazione che dei clienti privati).
Stabili per il 68% delle cooperative i prezzi di acquisto di beni e servizi, con incrementi più marcati segnalati soprattutto dal settore agricolo e cultura e stabili per il 70% del campione i prezzi di vendita a significare che il ricorso al ribasso non è più considerato una leva competitiva.
Prezzi di vendita stabili, ritardo dei pagamenti e scarsa liquidità condizionano quindi anche gli investimenti, soprattutto quelli a breve, e la crescita occupazionale.
Infatti, sul fronte dell’occupazione, il 91,8% delle cooperative non segnala situazioni di crisi occupazionale e quasi il 100% del campione non prevede licenziamenti o sospensioni, tuttavia continuano ad essere assenti previsioni di nuovi inserimenti.
Il sottosettore che presenta maggiori tensioni in ambito occupazionale, è quello della logistica dove la situazione nel 1° quadrimestre del 2010 si è aggravata mostrando un  aumento del numero dei lavoratori in CIGS e dove un ulteriore 4% di intervistati prevede di deliberare lo stato di crisi nei prossimi mesi a causa anche di un’accentuarsi nel sottosettore, proprio a causa della crisi, di sacche di lavoro irregolare che operano con tariffe “fuori mercato” e con forti azioni di dumping contrattuale.
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