Economia/Territorio

Sesta indagine congiunturale di Confcooperative

I dati della sesta indagine congiunturale di Confcooperative mostrano un andamento di generale stabilità con segnali di miglioramento.

Pur con situazioni differenziate tra i diversi settori, il portafoglio ordini ha ripreso a crescere e così pure il fatturato, mentre l’occupazione tiene e si abbassa ulteriormente la già modesta quota di lavoratori interessati da ammortizzatori sociali. Più complessa, invece, la situazione della redditività.

Lo rileva la sesta nota congiunturale dalla quale emerge innanzitutto un portafoglio ordini che ha ripreso a muoversi su prospettive non solo di brevissimo periodo: si conferma infatti attorno al 30% la quota di cooperative che hanno lavori a un anno, mentre rifà capolino (dopo mesi di assenza) la categoria di quelle (il 3,9%) che possono programmare a due anni.

In buona tenuta anche l’occupazione. Il 96% delle cooperative registra condizioni di stabilità e il 98% non segnala situazioni di crisi; in prospettiva non si prevedono flessioni, il 2% delle cooperative pensa a nuove assunzioni e l’ultimo quadrimestre 2010 si è chiuso con un netto calo del numero dei lavoratori (da 448 a 282) interessati da ammortizzatori sociali.

Diversa, invece, la situazione di liquidità, che per il primo quadrimestre 2011 è prevista in peggioramento dal 33,3%  delle cooperative, nonostante si riducano dal 4 all’1,9% le situazioni di morosità nei pagamenti.

“Il problema – sottolinea il presidente di Confcooperative, Giuseppe Alai – è più profondo, e rispecchia uno dei grandi nodi della crisi economica italiana, ovvero il calo della redditività legato ad aumenti dei costi non compensati dal mercato”.

Significativa, al proposito, l’analisi di altri indici riscontrabili nelle imprese aderenti a Confcooperative. I valori del fatturato appaiono in deciso aumento nell’agroalimentare (75% delle imprese), e anche nel lavoro e servizi, sebbene la crisi continui a mordere, nel 2010 il fatturato è apparso in crescita per il 33% delle imprese (nel 2009 solo il 15%). Analoga la situazione delle cooperative sociali, che nel 50% dei casi hanno registrato un incremento di fatturato, mentre si sono ridotte dal 18,7 all’11,1% quelle che hanno pagato una flessione dei valori. In crescita di fatturato anche il 44,4% delle cooperative dello sport, turismo e cultura contro il 25% del 2009.
 “Il fatturato in crescita, soprattutto nei comparti ad alta densità occupazionale – sottolinea Alai – indica una forte capacità di ampliare la presenza delle cooperative sul mercato, ma a questo ancora non corrisponde un correlato riconoscimento del valore del loro lavoro: le cooperative sociali non hanno visto crescere il valore delle prestazioni (o i prezzi di vendita, se si preferisce, che per il per il 5,5% sono risultati addirittura in diminuzione), mentre le cooperative di lavoro e servizi hanno registrato un aumento dei prezzi di vendita solo nel 16,6% dei casi”. “Anche il 33% delle cooperative agricole segnala una identica situazione – spiega Alai – e si tratta di valori ancora preoccupanti, perché un simile andamento determina problemi di liquidità e, in prospettiva, di vera e propria tenuta di alcuni settori in cui vi sono elementi strutturalmente negativi: il calo dell’investimento pubblico nel sociale e nelle aree legate alle imprese di costruzione e, ancora, il diffondersi di situazioni di irregolarità e di dumping contrattuale che bloccano e penalizzano le cooperative di servizi alle imprese”.

“La cooperazione – conclude Alai – ha risposto meglio di altri alla crisi, anche perché le imprese hanno spesso scelto con alta responsabilità la via del “lavorare meno ma lavorare tutti”: oggi, però, chiede risposte non rinviabili sulla trasparenza e sulla regolarità del mercato e del lavoro, sugli strozzamenti delle tariffe, così come sul rapporto con un sistema pubblico che senza finanze potrà gestire direttamente sempre meno”

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